L’Arlecchino di Pasotti
sbarca al Festival di Roma

Il film «Io, Arlecchino» con Giorgio Pasotti (co-prodotto da Officina della Comunicazione e RaiCinema) sarà al Festival di Roma.

Non è in concorso, ma in una sezione importante: «Wired Next Cinema», diretta da Mario Sesti, la stessa sezione per cui è stata selezionata anche l’ultima opera di Wim Wenders.

«Abbiamo abbandonato l’idea del Festival e ora si sterza sulla festa per volontà dei soci fondatori e del ministero»: così il direttore artistico del Festival di Roma, Marco Muller, ha spiegato, con il giusto distacco, il ritorno della nona edizione del Festival di Roma (16-25 ottobre) alla sua antica vocazione di festa. E lo ha fatto per un’edizione davvero popolare, nel segno della commedia e che si apre alla totale abolizione della giuria internazionale per fare spazio al giudizio del solo pubblico, che comporrà le cinque giurie distinte.

Che questa sia la vera anima del festival futuro nessuno lo sa davvero, ma Muller sposa questa filosofia. Il budget complessivo del Festival si riduce a 6 milioni, ripartiti esattamente al 50% tra Fondazione Cinema per Roma e sponsor (un bel calo se si pensa che nove anni fa si parlava di 17 milioni di euro). Marco Muller è all’ultimo anno di mandato (il suo contratto scade a dicembre): «L’idea stessa di un festival ormai è invecchiata – dice – e bisogna sperimentare nuove strade» E glissa sulla sua riconferma: «Dipenderà da quello che succederà con questa edizione. Bisogna aspettare». Sull’anima popolare di questo festival, pieno di cinema sud-americano, sono molti gli esempi. Intanto, il premio alla carriera a Tomas Milian e poi «Soap Opera» di Alessandro Genovesi e «Andiamo a quel paese» di Ficarra e Picone, due commedie doc che avranno l’onore di aprire e chiudere la manifestazione. E questo in un festival che si annuncia popolato, insieme ad alcune star internazionali a prevalenza maschile – come Richard Gere, Kevin Costner, Clive Owen, Rooney Mara, Geraldine Chaplin e Wim Wenders – da volti nostrani come Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Diego Abatantuono, Ricky Memphis, Ale e Franz, Chiara Francini, Ficarra e Picone, Fatima Trotta, Nino Frassica.

Ed è nel segno del pop anche la musica di questa edizione in cui ci saranno gli Spandau Ballet, i cinque componenti del mitico gruppo anni ’80, per accompagnare la proiezione del film di George Hencken, che racconta la loro storia. Infine, alla presentazione del Festival, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, la protesta da parte di un gruppo numeroso di sostenitori di Franco Califano, che al segno «Tutto il resto è noia» ha contestato l’esclusione dalle selezioni del Festival del film di Stefano Calvagna dedicato al cantautore romano, «Non escludo il ritorno».

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